L’ex Ilva verso Baku Steel? Queste sono le indiscrezioni di cui si parla circa il destino di Acciaierie d’Italia, l’azienda che gestisce il polo tarantino a lungo noto come l’impianto più grande d’Europa e entrato in una fase di crisi dopo la frettolosa privatizzazione e una serie di problematiche gestioni nazionali (gruppo Riva) e straniere (ArcelorMittal). Dopo la chiusura del termine per le offerte per Acciaierie d’Italia, il 14 febbraio, sono arrivati due rilanci: uno dal colosso azero e l’altro dall’indiana Jindal. Baku Steel è indicata come favorita dagli addetti ai lavori.

Come nota Il Sole 24 Ore, “gia prima dell’ultimo step, gli azeri avrebbero offerto un miliardo di euro per l’azienda – 500 milioni per il magazzino e altrettanti per l’impianto – e il mantenimento di 7.800 posti di lavoro per due anni, requisito questo indicato nel bando di vendita, sui poco meno di 10mila che sono l’organico di tutta AdI a fine gennaio 2025. Questi elementi sarebbero stati adesso migliorati”.

Secondo l’analista di scenari geopolitici ed economici Marco Florian, la sinergia più importante che Ilva a Baku Steel può comportare è legata alla prospettiva di un’unione tra le forniture di acciaio al mercato italiano ed europeo e la convergenza col gas proveniente dal Paese del Mar Caspio che controlla il gruppo acquirente, l’Azerbaijan, che con la Puglia ha già un legame importante grazie allo strategico gasdotto Tap. Tutto si tiene con i legami che uniscono l’Italia, inevitabilmente, ai Paesi dello spazio turco, di cui l’Azerbaijan è un partner fondamentale. E in cui potrebbe rientrare anche la sfida dell’acciaio italiano.