L’ascesa fulminea della start-up cinese DeepSeek nel panorama dell’intelligenza artificiale ha stravolto le strategie dei giganti tecnologici statunitensi, mettendo in crisi i piani di investimento appena delineati. Tra questi, spicca il maxi-programma Stargate, sostenuto dalla neo-insediata amministrazione Trump, che prevedeva uno stanziamento di 500 miliardi di dollari per potenziare algoritmi, capacità di calcolo, data center e infrastrutture hardware. Uno dei principali protagonisti di questa corsa è OpenAI, l’azienda di Sam Altman nota per aver reso la IA generativa una realtà di massa con ChatGPT.

Il 22 gennaio OpenAI, Oracle e SoftBank hanno annunciato alla presenza di Trump il maxi-piano per costruire una nuova frontiera dell’hardware per l’IA americana e elaborare una potenza di calcolo sempre più ambiziosa per fare della superpotenza a stelle e strisce un leader sempre più solido in tale ambito. Il piano Stargate nasce sulla premessa che nessuno potrà mai sfidare l’egemonia americana, ma il boom di DeepSeek ha cambiato tutto.

Altman stesso ha definito“impressionante il nuovo modello di IA generativa cinese, sviluppato con tecnologie nazionali a costi inferiori rispetto alle soluzioni di OpenAI, che si avvale delle risorse computazionali di Microsoft. L’ingresso di DeepSeek, insieme alla IA annunciata da Alibaba, ha acceso un segnale d’allarme per gli Stati Uniti e le loro aziende tecnologiche: un vero e proprio “momento Sputnik”.

Così come nel 1957 il lancio del satellite sovietico rivelò il ritardo americano nella corsa allo spazio, oggi Washington prende atto che anni di sanzioni e restrizioni alle esportazioni di manufatti tecnologici non hanno arrestato la dirompente avanzata cinese nel settore dell’intelligenza artificiale.

Secondo il Financial Times, le aziende statunitensi come OpenAI e Google DeepMind hanno guidato lo sviluppo di modelli di ragionamento, ma l’arrivo della release R1 di DeepSeek ha scatenato un acceso dibattito nella Silicon Valley: colossi come Meta e Anthropic riusciranno a mantenere il loro vantaggio tecnologico o saranno costretti a rincorrere i nuovi protagonisti della scena globale? Come ricorda Alessandro Aresu in Geopolitica dell’Intelligenza Artificiale,è sull’hardware e la potenza di calcolo fisicamente installata che si giocheranno le partite di domani. Su InsideOversi è fatto notare che “OpenAI, maggiore destinataria di molti investimenti per algoritmi e potenza di calcolo di frontiera, si trova a dover competere sulla qualità del prodotto, sull’ingegneria, sui processi. Rientra in questo campo, dunque, l’annuncio della volontà di SoftBank, il colosso finanziario di Masayoshi Son co-partecipante a Stargate, di piazzare dai 15 a 25 miliardi di dollari sul gruppo di Altmann dopo l’ascesa di DeepSeek”. L’immateriale è reale, la tecnologia è industria: gli Usa devono capirlo per non subire una doccia fredda cinese.