Joe Biden e Xi Jinping non hanno fatto in tempo a stringersi la mano a fine novembre che Pechino e Washington hanno inaugurato una nuova fase di rivalità commerciale, nuovamente sul nocciolo duro della loro sfida, la tecnologia.

Nella giornata del 2 dicembre gli Usa hanno esteso le sanzioni alla Cina per la fornitura di chip AI avanzati e nuovi componenti per processori capaci di espandere la potenza di calcolo, sottolineando che potrebbero servire al fine di accelerare lo sviluppo dual use delle forze armate. Negli stessi giorni Meta, la parent company di Facebook, annunciava un maxi-cavo sottomarino da 40mila km per collegare poli AI tra Usa, Sudafrica, India e Australia tagliando fuori la Cina. Pechino ha risposto alle pressioni sanzionando alcuni metalli e materiali critici per la subfornitura di tale settore.

Pechino, nota il Financial Times, si è detta pronta a fermare “l’esportazione negli Stati Uniti di articoli a duplice uso che includono gallio, germanio, antimonio e materiali superduri, e avrebbe imposto controlli più severi sulla grafite. l’esportazione negli Stati Uniti di articoli a duplice uso che includono gallio, germanio, antimonio e materiali superduri, e avrebbe imposto controlli più severi sulla grafite”. Inoltre, aggiunge il Ft, “la Cina ha minacciato privatamente di limitare le esportazioni di minerali essenziali verso il Giappone se Tokyo avesse aderito ai controlli sulle esportazioni degli Stati Uniti. Secondo l’US Geological Survey, la Cina produce il 98 per cento del gallio e il 60 per cento del germanio mondiale”. In attesa del ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca, un clima teso che lascia presagire una nuova fase di competizione a tutto campo.