L’Europa meridionale batte la crescita di Francia e Germania, ma non è detto che questo equivalga a un trionfo. Per il secondo anno di fila le economie dell’Europa mediterranea (Italia, Grecia, Spagna, Portogallo) supereranno i trend di espansione del Pil medi dell’Unione Europea, fermi a un anemico +0,5%. E al contempo la situazione di crescita si può confrontare con l’anemica situazione di Berlino, che è di nuovo in recessione a causa del calo dell’industria e degli alti prezzi energetici, e con la critica condizione delle finanze pubbliche di Parigi, ove Michel Barnier è stato nominato premier da Emmanuel Macron per svolgere l’ingrato compito di “poliziotto cattivo” della spesa.
I dati sulla crescita parlano chiaro: le previsioni economiche per l’intero 2024 dicono che l’Italia si espanderà di circa l’1%, prima delle tre maggiori economie europee; il Portogallo sarà poco sotto e la Grecia poco sopra il 2%; la Spagna farà la performance più brillante con il +2,7%. Ci sono fattori che incidono positivamente come il definitivo ritorno in carreggiata di turismo e produzione alimentare, trainati dalla buona stagione nel Sud durante il periodo estivo. Ma esistono anche fattori strutturali da non sottovalutare.
Il primo dato è quello delle condizioni di partenza: i Paesi del Sud crescono di più perché hanno subito più danni durante Grande Recessione e Covid-19 e devono recuperare ancora terreno. Ad esempio, ha ricordato Le Monde,in una certa misura“si tratta semplicemente di un effetto di recupero, dopo il crollo del decennio precedente. La disoccupazione spagnola, che aveva raggiunto il 27%, è ampiamente rimbalzata, ma rimane all’11%. La Grecia, che ha vissuto una crisi più grande di quella degli Stati Uniti durante la Grande Depressione del 1929, non si è davvero ripresa dallo shock: la sua economia rimane al 17% al di sotto del picco del 2007”. L’Italia, poi, deve fare i conti con lo shock economico della pandemia e con l’ampio uso del debito, soprattutto degli incentivi edilizi, per “dopare” la crescita negli anni passati. Il Portogallo ha riconsiderato su molti fronti il suo modello, fondato sull’attrattività fiscale. Veniamo, infatti, al secondo punto che rimane strutturale: quello del debito. L’economista della Bocconi Tommaso Monacelli ha ricordato che la pandemia di Covid-19 ha lasciato in eredità una strutturale dilatazione della spesa pubblica che potrà impattare sulle dinamiche debitorie. E se la Francia, che sfiora il 60%, è il Paese con il maggior rapporto tra spesa pubblica e Pil, l’Italia è, ricorda Monacelli, lo Stato che nel periodo 2019-2023 ha maggiormente dilatato questo rapporto tra i ventisette membri dell’Ue, portandolo da meno del 50 a oltre il 55%. Questi dati andranno letti alla prova delle manovre dei prossimi anni. Col ritorno del Patto di Stabilità, c’è il rischio di un’ondata di austerità. Che potrebbe, nuovamente, interessare innanzitutto i Paesi del Sud Europa.