La recente riunione della Federal Reserve ha confermato che anche la banca centrale Usa, dopo la Banca centrale europea, inizierà il taglio dei tassi d’interesse aprendo alla prospettiva di un calo del costo del denaro. Questo fatto, però, ha prodotto un rimbalzo meno forte di quanto atteso sui mercati di fronte al crescente addensarsi di nubi recessive sull’economia a stelle e strisce. Oggigiorno, la grande questione economica per gli osservatori internazionali è capire se gli Usa conosceranno nei prossimi mesi un congelamento di una crescita che negli ultimi anni, nonostante tutto, si è mantenuta robusta.
“L’economia statunitense è cresciuta a un sano tasso annuo del 3% secondo l’ultimo rapporto sul PIL del secondo trimestre . Tuttavia, poiché la Federal Reserve segnala che sono probabili tagli ai tassi di interesse , quali sono i rischi? Una recessione nel 2024 è generalmente considerata improbabile, ma le metriche che l’economia prende sul serio suggeriscono che potrebbe verificarsi una recessione, forse nel 2025”, ha scritto Forbes.
Il tema è diventato di pubblico dominio a inizio agosto dopo l’ampia e improvvisa ondata di vendite in borsa che ha causato uno scivolone di Wall Street. E gli analisti hanno iniziato a guardare nel complesso il fatto che il rallentamento della creazione di posti di lavoro in un sistema vicino alla piena occupazione e la crescita di default su prestiti al consumo e per l’acquisto di auto fanno presagire una possibile stagnazione dei consumi interni, motore dell’economia americana. Statista stima probabile al 70% una recessione Usa entro maggio 2025 che potrebbe avere effetti a cascata sull’economia globale. Sarà da attenzionare, dunque, il primo rapporto Usa sull’occupazione in arrivo il 6 settembre. Dall’evoluzione del mercato del lavoro americano capiremo molto sullo stato di salute della prima potenza economica globale. E del futuro dei mercati internazionali, di conseguenza.