Gli Emirati Arabi Uniti sono al centro del mondo. E non solo geograficamente, dato che Abu Dhabi, Dubai e dintorni sono oggi baricentro tra tre continenti, tra Mediterraneo, Mar Rosso e Oceano Indiano, perno di un’area su cui, in cinque ore di volo, si può raggiungere oltre metà dell’umanità. Abu Dhabi è anche un pivot diplomatico e strategico fondamentale per ogni attore. Primi protagonisti dell’arena mediorientale, tra i primi normalizzatori delle relazioni con Israele ma lontani dall’oltranzismo di attori come il Qatar, più aperti su diritti e concessioni alle minoranze dell’Arabia Saudita, gli Emirati Arabi Uniti hanno sposato il contenimento degli iraniani nella regione senza cavalcare toni eccessivamente oltranzisti. Nelle ultime due settimane due notizie hanno messo il Paese mediorientale al centro delle cronache. Dapprima, a metà giugno, l’invito degli Emirati al G7 pugliese di Fasano ad opera del governo italiano.
L’Italia e l’Europa in particolare puntano sugli Emirati perché siano perno di connettività e commerci, come ha scritto Decode39: “Gli Emirati Arabi Uniti riconoscono l’importanza di investire nella connettività, sia che si tratti del corridoio economico India-Medio Oriente-Europa (IMEC) o del progetto ferroviario con Iraq, Turchia e Qatar per collegare il Golfo all’Europa tramite ferrovia”. Inoltre, “C’è un’attenzione paritaria sulle capacità dei porti e degli aeroporti, con aziende come Abu Dhabi Ports e DP World che fanno investimenti significativi nei porti africani. Recentemente è stato inaugurato anche il nuovo avveniristico aeroporto di Abu Dhabi, diretto dall’italiana Elena Sorlini”.
Ma inoltre, e veniamo alla seconda notizia, gli Emirati non hanno chiuso al primo rivale dell’Occidente, la Russia. A dicembre 2023, lo ricordiamo, Vladimir Putin è stato negli Emirati Arabi Uniti, che non riconoscono il mandato d’arresto internazionale per il leader di Mosca. E, inoltre, nelle triangolazioni con l’Occidente gli Emirati guadagnano dalla compravendita di merci tra Russia e Paesi sanzionatori e dalla raffinazione del greggio di Mosca. Russia e Emirati, nota l’Ispi, “hanno allineato i loro approcci a vari conflitti regionali, come quelli in Libia e Siria, e hanno coordinato le iniziative diplomatiche. La loro collaborazione si è estesa alla difesa, agli sforzi antiterrorismo e alla regolamentazione dei mercati petroliferi globali. I due paesi si sono riuniti in diversi forum internazionali, dove hanno dimostrato di condividere spesso visioni simili su questioni globali chiave (principalmente l’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai – dove agli Emirati Arabi Uniti è stato concesso lo status di partner di dialogo nel 2023 – e il blocco BRICS, dove gli Emirati Arabi Uniti sono stati ufficialmente ammessi, insieme all’Arabia Saudita, nel gennaio 2024”. Dunque, gli Emirati sono sempre più centrali e indispensabili. Ma fare affari con un Paese non vuol dire renderlo automaticamente amico dell’Occidente. E i vertici degli Emirati questo lo ricordano esplicitamente.