L’agenda energetica dell’Europa potrebbe cambiare? Ne è convinta Citigroup, l’importante banca d’affari americana, alla luce dei risultati delle elezioni europee l’agenda energetica imperniata sul Green Deal potrebbe cambiare. Il rafforzamento dei gruppi conservatori e, soprattutto, il tracollo dei Verdi lasciano presagire che ci saranno grandi rimescolamenti politici sull’agenda energetica: “Il cambiamento nella forma della politica europea potrebbe segnare un cambiamento importante nel modo in cui la comunità degli investitori si impegna nuovamente nel settore energetico”, nota Citi.
Certo, “il pacchetto Fit for 55 è stato adottato nel ciclo UE che sta ormai giungendo al termine e contiene molti dossier importanti. L’ ETS è stato rafforzato , è stato introdotto il meccanismo di adeguamento delle frontiere del carbonio (CBAM), così come il Fondo sociale per il clima. I partiti che probabilmente formeranno la maggioranza dopo le elezioni hanno affermato che non vogliono annullarli”, ha ricordato parlando con Clean Energy Wire l’economista ambientale Philip Jager. Ma certamente sarà possibile assistere a una rimodulazione dei futuri obiettivi. Magari con la ripartenza di progetti infrastrutturali ed energetici per asset come il gas o con l’apertura di un dibattito sui futuri obiettivi climatici al 2050. Il nodo politico-strategico più interessante sarà quello della diplomazia energetica: si rivolgerà alla cooperazione green su asset come le nuove reti, le nuove fonti rinnovabili e la cooperazione in progetti ad alto impatto di sostenibilità coi Paesi in via di sviluppo o riconsidererà anche quelle alleanze per forniture di fonti fossili pensate come emergenziali dopo la rottura con la Russia? Dal Ppe e dalla sua volontà di prestare ascolto non solo alle forze sistemiche che sono la maggioranza ma anche al nuovo vento di destra dipenderà molto della decisione a riguardo.