La Nuova Caledonia, territorio francese nel Pacifico, sta vivendo un periodo di turbolenza che potrebbe avere ripercussioni significative sull’industria globale. Questa regione, apparentemente remota e distante dalle dinamiche economiche quotidiane, è diventata un punto focale per l’industria del nichel, un materiale di primaria importanza.

Le proteste in corso, alimentate dal risveglio del sentimento indipendentista del popolo kanaki, hanno attirato l’attenzione del presidente francese Emmanuel Macron, che si è recato sul posto. La preoccupazione principale è che queste proteste possano portare a una crisi negli approvvigionamenti di nichel a livello internazionale. Questa paura si riflette nell’aumento del prezzo del nichel, che è salito del 13% rispetto ad aprile e del 23% rispetto all’anno precedente, raggiungendo un valore di 20.250 dollari la tonnellata il 27 maggio. C’è il timore che la crisi possa bloccare le infrastrutture e impedire l’accesso del nichel locale al mercato globale.

La Nuova Caledonia è il quarto produttore mondiale di nichel e controlla il 10% delle riserve globali. Questo permette alla Francia, un Paese europeo, di avere un ruolo significativo nel mercato di questa materia prima strategica. Il 39,3% delle esportazioni della Nuova Caledonia va in Cina, contribuendo a bilanciare un rapporto di forza sproporzionato su altri asset critici. Pertanto, una interruzione delle forniture, per ragioni sia geoeconomiche che geopolitiche, potrebbe indebolire la posizione della Francia, e di conseguenza dell’Europa, nei mercati delle materie prime critiche.

In un’epoca di competizione politica intensa, la centralizzazione delle periferie aumenta la vulnerabilità dei sistemi che si ritengono resistenti agli shock. Anche una crisi politica in un territorio periferico dell’ordine globale può avere effetti significativi sui mercati importanti. Il nichel, essenziale per molti prodotti meccanici, industriali e metallurgici, di cui l’industria italiana e lombarda è un importante produttore, si aggiunge al rame e ad

altri minerali strategici per le produzioni, sui cui mercati è necessario prestare attenzione.

La crisi scoppiata a Noumea, capitale della Nuova Caledonia, mina la posizione della Francia nel Pacifico, distoglie l’attenzione di Parigi dai teatri africani ed europei e sconvolge un mercato di rilevanza globale. La Francia sospetta che l’Azerbaijan, un Paese rivale, stia finanziando le rivolte per distrarre Parigi, che ha da tempo stretti legami con la rivale Armenia. Questo contesto comprende anche l’uso politico dello shock nel mercato della risorsa che, come ricorda Nikkei, rappresenta il 90% dell’export del Paese. Questo è inseparabile dagli altri temi che alimentano le proteste.