L’Albania è entrata, in Italia, di recente nell’attenzione dell’opinione pubblica italiana per le inchieste della trasmissione Report. Il premier albanese Edi Rama è stato indicato come figura a capo di un sistema politico in cui le porosità degli apparati per la corruzione e i rapporti con persone dall’ambiguo passato sono all’ordine del giorno. Tutto questo in una fase critica in cui l’Albania ha siglato con l’Italia un accordo-quadro per la gestione dei migranti, è membro candidato

all’ingresso nell’Unione Europea e con Roma intrattiene una vivida relazione commerciale e economica.

La questione della problematica strutturale di un Paese in cui negli Anni Novanta erano collassate le istituzioni di epoca comunista e che si trovava in passato al crocevia tra il declino totale e la fuga della sua popolazione è nota da tempo in Italia. Resta un dato di fatto: al netto del giudizio politico su temi come l’accordo migratorio, le possibili conseguenze legali e le voci sul pagamento di tangenti e giri di corruzione, è indubbio sottolineare come sia doveroso per l’Italia non abbandonare l’Albania. Prima sponda dell’estero vicino nazionale, Paese su cui Roma ha un notevole credito d’influenza e soft power, mercato appetibile per l’integrazione con le nostre filiere e terreno di prova per le nostre best practices. I governi albanesi, compreso quello di Rama, hanno nell’ultimo trentennio chiesto aiuto all’Italia per risolvere la questione della criminalità interna, reprimere i fenomeni mafiosi, costruire codici normativi all’altezza dell’economia di mercato.

Dal 2021 in avanti si sono moltiplicate le missioni della Polizia, dell’Anac e degli esponenti istituzionali italiani per uniformare le politiche e gli standard in tema di legalità. E questo nel frattempo va di pari passo con la corsa albanese verso l’ingresso in Ue, che per l’Italia avrebbe peso sistemico, e la crescita di floridi rapporti economici. L’Italia si erge come pilastro fondamentale nell’interconnessione economica con l’Albania, nutrendo uno scambio commerciale dall’importante cifra di 3,6 miliardi di euro. Attraverso i più recenti dati diffusi dall’INSTAT (Istituto Nazionale di Statistica albanese), emerge chiaramente il ruolo preminente dell’Italia quale principale partner commerciale dell’Albania, attraendo quasi la metà delle sue esportazioni, pari al 43,9%. In altre parole, quasi la metà dei prodotti albanesi esportati trovano rifugio sul mercato italiano, mentre parallelamente l’Italia si consacra come il principale contribuente alle importazioni albanesi, con una rilevante quota del 25%. Tirana è, assieme a Serbia, Polonia, Ungheria e Romania, una prima frontiera della subfornitura italiana e un’acquirente di prodotti industriali nazionali. Tra le due sponde dell’Adriatico le relazioni non sono mai state così salde: all’Italia, Paese che deve ricostruire uno spazio d’influenza, il compito di mettere una cooperazione virtuosa al servizio di un peso crescente dell’Europa del Sud,

integrata, nel Vecchio Continente. Aiutando l’Albania a risolvere i suoi problemi interni nella marcia verso la crescita.