Fuori dal centro dell’attenzione, le azioni legate all’intelligenza artificiale a Wall Street hanno vissuto una settimana tumultuosa dal 15 al 19 aprile, surriscaldata a livello mondiale dalle tensioni geopolitiche tra Israele e Iran. Questa serie di sessioni difficili ha praticamente cancellato tutti i guadagni accumulati dall’inizio dell’anno.

Dopo che l’ascesa dell’IA aveva spinto i mercati a uno dei migliori trimestri nella storia della finanza nel periodo gennaio-marzo, in una settimana oscura le aziende dell’IA hanno perso un trilione di dollari. Solo il 19 aprile sono stati persi 400 miliardi. In testa alla lista delle perdite c’è Nvidia, un gigante nel design dei semiconduttori orientati a una maggiore potenza di calcolo.

Nell’ultimo anno, l’IA sembrava essere una grande corsa entropica in cui aspettative e realtà si sovrapponevano. E nelle aspettative entrava un dato fondamentale, almeno negli Stati Uniti: l’intelligenza artificiale avrebbe segnato il punto di svolta a favore di

Washington nella competizione geopolitica ed economica con la Cina e avrebbe garantito una nuova fase di prosperità tutta americana, dalla finanza ai servizi, dall’industria alle forze armate. In nome di questa scommessa, le aziende, guidate da Nvidia, sono state ricoperte d’oro: dagli investitori privati, da quelli istituzionali e anche dal governo federale, con piani come il Chips and Science Act.

Ma come spesso succede, sarà l’industria, e non la finanza, a fare la differenza sul successo di una rivoluzione. L’Ia ha visto la fine della sua prima “bolla”, perlomeno finanziaria: “. Il lancio di ChatGPT ha rivelato che tutte le grandi aziende tecnologiche avevano effettivamente giocato con questa tecnologia di intelligenza artificiale per anni, ma erano troppo spaventate per dirlo al mondo a causa dell’intrinseca debolezza della tecnologia” sino ad allora sviluppata, ha detto il professor John Naughton sul Guardian. Questo ha generato un’esplosione delle scommesse finanziarie e, nota Naughton, un’espansione della domanda per nuove applicazioni e tecnologie di frontiera legate all’Ia. Il vero problema sta nella capacità del mercato di garantire ritorni in termini consoni per gli investimenti multimiliardari che si sono sdoganati. L’Ia di per sé è una bolla? Assolutamente no. Ma forse la finanza è stata troppo ottimista nel pensare che i denari puntati potessero, nel breve periodo, generare trasversalmente ritorni. Ci vorrà tempo. E a far la differenza, anche di fronte agli algoritmi di ultima generazione, sarà la capacità di costruire processi scalabili e applicabili nell’economia reale. Capaci di durare nel tempo come le rivoluzioni di ieri.