La Serbia è oggi un Paese altamente da attenzionare per l’Italia e la sua filiera industriale. Da attenzionare, in particolar modo, perché perennemente in bilico tra il ruolo di partner e quello di porta di altri sistemi, come quello russo e cinese, per il cuore dell’Europa.
La Serbia è tornata a far parlare di sé di recente per diverse questioni: dal rifiuto del presidente Aleksandr Vucic di fornire sostegno materiale all’Ucraina alle tensioni col
Kosovo, ammesso nel Consiglio d’Europa, e l’Occidente, passando per la mai sopita questione della Bosnia. Il Paese è terra di frontiera tra Oriente e Occidente. Porta dei Balcani all’Europa e dell’Europa ai Balcani, ma anche ultima erede della Jugoslavia frantumatasi negli Anni Novanta. Perno geopolitico dell’area, ma anche territorio di grande espansione dell’industria italiana, che con la Serbia ha una grande tradizione di confronto. Sul fronte dell’interscambio, i dati più recenti delle relazioni economiche tra Italia e Serbia parlano di un controvalore da 3,7 miliardi: 2,2 di export italiano, 1,5 di import dalla Serbia.
L’ufficio studi di Sace ha studiato i rapporti italo-serbi, che per Belgrado rappresentano la terza più importante relazione commerciale dopo quelle con Cina e Germania: “La meccanica strumentale si conferma il primo settore di export Made in Italy con un peso del 16,4% e una crescita del 9,9% rispetto al 2021; un andamento positivo, ma non quanto quello del tessile e abbigliamento, che rappresenta il 14,3% del totale (influenzato dai c.d. traffici di perfezionamento dei prodotti tessili svolti in Serbia) e che ha registrato un incremento del 26,7% rispetto alla performance già brillante del 2021. Seguono gomma e plastica e metalli (quasi 11% entrambi), prodotti richiesti dalla dinamica industria serba (energia, agroalimentare, infrastrutture), anche grazie a player italiani presenti nel Paese”. Un partner strategico, dunque, come confermato dall’accordo tra Vucic e Giorgia Meloni per produrre a Belgrado la nuova Panda elettrica, segno di una nuova primavera dei rapporti tra i due Paesi. Sempre da mettere alla prova dei venti, spesso gelidi, della geopolitica. Da osservare con attenzione nei prossimi mesi.