“Poche prospettive di ripresa dell’economia tedesca nel 2024”: il Ministro dell’Economia Robert Habeck ha a inizio marzo messo agitazione al sistema-Germania ricordando che le condizioni strutturali che hanno determinato la recessione tedesca nel 2023 si trascineranno nel 2024. Habeck, vice del cancelliere Olaf Scholz, ricorda che la crisi energetica e della produzione industriale può contribuire a alimentare caos nelle catene del valore e nelle prospettive produttive della Germania. Un cui ulteriore scoglio è la crisi della domanda interna, che resta asfittica per il timore dei cittadini tedeschi, poco propensi a consumare in tempi di alta inflazione.
Tra le molte chiavi di lettura che sono state date della crisi della Germania di fronte alla profonda ristrutturazione economica imposta dalla fine dell’asse energetico con la Russia e dal ritorno all’alta inflazione per la prima volta dall’ascesa dell’euro a moneta europea e del sistema produttivo germanocentrico a ordinatore industriale dell’Europa, una sovente sottovalutata è quella demografica. Ma che le contraddizioni emerse dalla crisi ucraina e dalle sue conseguenze abbiano avuto un impatto anche di matrice demografica è indubbio. Basti pensare a un dato: in Germania la crisi energetica e il calo di Pil e produzione industriale vanno di pari passo con una disoccupazione costante. E uno dei fattori della crisi è la mancanza di lavoratori per colmare i posti vacanti nelle principali industrie.
“”Nonostante l’attuale debolezza economica non prevediamo un aumento della disoccupazione, ma solo un leggero aumento”, ha affermato Andrea Nahles, già politica socialdemocratica e presidentessa dell’Agenzia federale per l’occupazione, parlando col Financial Times. “Il tasso di disoccupazione è solo al 6,1%, in aumento rispetto al 5% del marzo 2022, poco dopo che la Russia ha lanciato l’invasione su vasta scala dell’Ucraina”, ma è ancora “uno dei tassi più bassi dalla riunificazione” nel 1991, ha affermato Nahles. 1,7 milioni di posti di lavoro quelli richiesti e non soddisfatti dalle imprese tedesche
oggigiorno, in un quadro in cui la demografia calante del Paese da 83 milioni di abitanti aggiunge nuove forme di dubbi al futuro della locomotiva del Vecchio Continente.