In Italia, la recente normativa legata al Green Deal ha portato all’emanazione della Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD), che stabilisce nuovi standard e principi per la rendicontazione della sostenibilità aziendale. Entrata in vigore nel 2024, questa direttiva richiede a un numero maggiore di aziende di rendere conto dell’impatto ambientale, sociale ed economico, utilizzando standard uniformi a livello europeo. Coinvolgendo circa 4.000 aziende italiane, l’obiettivo principale della CSRD è migliorare l’informativa sulla sostenibilità e integrarla più strettamente nei bilanci aziendali.
La CSRD amplia notevolmente il numero di aziende coinvolte rispetto alla precedente normativa NFRD, passando da circa 11.700 a circa 49.000, al fine di garantire una rendicontazione uniforme sulla sostenibilità. In particolare, la direttiva equipara l’importanza dei risultati ESG (Ambientali, Sociali e di Governance) con quelli riportati nel tradizionale bilancio civilistico e promuove l’integrazione dell’informativa di sostenibilità all’interno della relazione sulla gestione.
La CSRD mira inoltre a includere i rischi ESG nel sistema di gestione del rischio aziendale e a considerare gli aspetti ESG lungo l’intera catena del valore.
Tra le principali novità introdotte dalla CSRD vi è l’obbligo di conformità alla normativa, che richiede la revisione del report di sostenibilità da parte di un auditor accreditato, la digitalizzazione delle informazioni contenute nei report e l’adozione di un unico standard di rendicontazione. Inoltre, la direttiva introduce il concetto di doppia materialità, che richiede alle
aziende di fornire informazioni sulla sostenibilità sia riguardo all’impatto delle loro attività sulle persone e sull’ambiente, sia sul modo in cui i fattori di sostenibilità influenzano loro e i loro risultati.
Le aziende che integrano la sostenibilità nei loro processi decisionali, secondo la ratio del Green Deal, possono ottenere diversi vantaggi, tra cui un maggiore valore percepito, una migliore fedeltà dei clienti e una maggiore stabilità finanziaria. Le politiche europee, come il Green Deal, stanno incentivando ulteriormente le imprese verso la sostenibilità, con investimenti significativi volti a promuovere la transizione verso un’economia a emissioni nette zero. Implementare strategie produttive orientate alla sostenibilità consente anche di realizzare significativi risparmi finanziari complessivi e migliorare la reputazione aziendale, secondo le indicazioni dell’Unione Europea. Tuttavia, è importante notare che gli oneri imposti dalle normative possono essere considerevoli e rappresentare una sfida per le aziende.
Ragion per cui per le PMI ci sarà più tempo per applicare la CSRD, come riporta Professione Finanza: “La Corporate Sustainability Reporting Directive entra in vigore nel 2024 con il primo reporting previsto per il 2025, e trova la sua applicazione negli enti di interesse pubblico, inclusi gli emittenti di valori mobiliari quotati e istituti bancari e assicurativi con più di 500 dipendenti o specifici limiti finanziari”. In seguito, “nel 2026, si estende alle grandi imprese che superato almeno due dei seguenti criteri: 250 dipendenti, uno stato patrimoniale superiore ai 20 milioni di euro e ricavi netti superiori ai 40 milioni di euro. Dal 2027 la normativa coinvolgerà le PMI quotate che rispettino almeno due dei seguenti requisiti: 10 – 250 dipendenti; ricavi netti compresi fra i 700.000 euro e 40 milioni, uno stato patrimoniale tra i 350.000 e 20 milioni di euro. Sono, inoltre, ricompresi gli istituti di credito di piccole dimensioni non complessi e le imprese di assicurazione dipendenti da un gruppo”.