Sedicesimo incremento consecutivo per il Pmi stilato da Ihs Markit. L’indice destagionalizzato, che racchiude il quadro degli sviluppi del settore manifatturiero italiano, ad ottobre è salito al livello record di 61,1 punti, contro i 59,7 di settembre: si tratta del valore più alto da giugno, il terzo più alto mai registrato e superiore alle attese degli analisti i quali avevano previsto un livello di 59,7 punti.
I problemi della supply chain mondiale, invece, impattano sulle performance teutoniche. Ad ottobre, infatti, le imprese manifatturiere tedesche hanno frenato la loro corsa, con l’indice sceso a 57,8 punti, contro i 58,4 di settembre. Un livello inferiore alle attese degli analisti, che avevano indicato una previsione di 58,2 punti.
«I numeri descrivono quanto il modello italiano, fondato sulla robusta ossatura delle piccole e medie imprese, sia più preparato e resiliente – commenta Pierluigi Cordua, presidente di Apindustria Confapi Brescia -, capace di attutire i colpi derivanti dalle tensioni sulle supply chain globali».
Gli analisti di Ihs Markit confermano lo scenario. «A ottobre il settore manifatturiero italiano ha registrato un’altra prestazione strepitosa, infatti un miglioramento quasi record delle condizioni apre l’ultimo trimestre dell’anno, con nuove crescite della produzione e dei nuovi ordini», ha commentato Lewis Cooper, Economist di Ihs Markit, analizzando gli ultimi dati dell’indagine. In relazione, invece, alla manifattura teutonica, Phil Smith, Economics Director di Ihs Markit, ha affermato che «i livelli di produzione in tutto il settore manifatturiero sono sempre più bloccati per i colli di bottiglia nella gestione della supply chain. Secondo le imprese intervistate, il rallentamento nella produzione di auto sta trascinando verso il basso altri comparti dell’economia manifatturiera, poiché le imprese di quel settore scalano ordini arretrati per componenti e materiali».