Il Ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso ha di recente sottolineato che la proposta tedesca di tornare a spendere decine, se non centinaia, di miliardi di euro sfruttando i piani di investimento per riarmo e infrastrutture può generare effetti positivi sulla domanda per l’industria italiana. Parlando del primo mercato del Paese, affetto oggi da una crisi strutturale e multi-settoriale, parliamo di un’affermazione certamente non sorprendente. Ma
sorprendente è invece il fatto che i Paesi del Sud Europa siano preoccupati del fatto che Berlino, col nascituro governo di Friederich Merz (coalizione Cdu-Spd) possa “barare” e sfruttare in termini pressoché egoistici lo spazio fiscale a disposizione.
Come scritto su InsideOver, “il sospetto di molti Paesi non è tanto sul piano messo in campo da Berlino per far crescere la domanda aggregata dell’Europa, quanto piuttosto sulle misure complementari che potranno accompagnarlo. La Germania, si immaginano le cancellerie, avrà spazio fiscale extra dallo scorporo degli investimenti in difesa per attuare la “svolta epocale” (Zeitenwende) dal Patto di Stabilità. Come li impiegherà?”. Spingerà sulla domanda aggregata o cercherà di promuovere, per lo spazio di debito extra, un’agenda puramente nazionale?
Questo è il motivo che sta portando Italia e Spagna, con il deciso e crescente sostegno francese, a chiedere che dal piano ReArm Europe non possa prescindere una svolta sensibile e netta sull’indebitamento comune dell’Europa, percepito come l’unico vero strumento di garanzia di uno sviluppo non sbilanciato. Altrimenti, la sensazione è che sarà la Germania forte del maggior spazio fiscale a egemonizzare i piani di spesa, facendo sue tutte le scelte chiave necessarie a condizionare la sua crescita, senza alcuna redistribuzione verso il basso in Europa.