I dati di Stellantis, le vendite in calo in Francia, Germania e Italia, il calo dell’elettrico, la svolta di Volkswagen sugli stabilimenti: quattro problemi hanno segnalato una crisi strategica dell’auto europea tra agosto e settembre. Il 2 settembre, i dati italiani di Stellantis hanno evidenziato una situazione deludente in borsa per il gruppo nato dalla fusione tra Fca e Psa. Il gruppo capitalizza circa 45 miliardi di dollari, un terzo in meno di inizio anno, e vale circa la metà di un’azienda di nicchia come Ferrari. A pesare, soprattutto, il calo delle vendite in Italia
Stellantis non è sola tra le aziende in crisi nei tre maggiori mercati europei. Di recente, infatti, l’Associazione Europea dei Produttori di Auto (Acea) ha diffuso i dati relativi alle immatricolazioni di nuovi veicoli nell’Unione Europea per il mese di luglio. Questi dati mostrano una situazione stabile rispetto all’anno precedente, con poco più di 850mila unità immatricolate. Tuttavia, il calo nelle immatricolazioni in tre delle principali economie europee desta preoccupazione: l’Italia ha registrato un -4,7%, seguita dalla Germania con un -2,1% e dalla Francia con un -2,3%. Solo la Spagna ha riportato un aumento (+3,4%). Il prosieguo secolo d’oro dell’auto iberica, da sola, non basta a compensare il resto del calo continentale. Si conferma la frenata dell’elettrico, che è al 12% delle immatricolazioni totali e segna -36,8% in Germania.
In risposta a queste difficoltà strutturali, l’azienda simbolo dell’auto europea, Volkswagen sta considerando una mossa senza precedenti: la prima chiusura di stabilimenti in Germania da 87 anni. Mossa, non solo simbolica, che ci parla di un’industria in cerca di un futuro per la sua competitività su cui incombe la “tagliola” della svolta del 2035, anno di passaggio al 100% elettrico.