Il 9 settembre, Mario Draghi, ex presidente della Banca Centrale Europea, ha presentato insieme a Ursula von der Leyen il tanto atteso rapporto sulla competitività dell’Unione Europea. Durante l’evento, Draghi ha delineato un ambizioso piano per rilanciare le strategie industriali e politiche del blocco, evidenziando vari punti chiave. Draghi ha stimato che l’Europa avrà bisogno di investire circa 800 miliardi di euro all’anno per rafforzare la sua competitività. Ha proposto l’istituzione di nuove forme di debito comune e una stretta collaborazione tra settore pubblico e privato per conseguire tale cifra.
Un altro aspetto fondamentale del piano riguarda le priorià di spesa. Draghi ha identificato tre dipendenze principali da cui l’Europa deve liberarsi: quella dalla Russia per l’energia, dalla Cina per i beni e i manufatti, e dagli Stati Uniti per la difesa. Per affrontare queste sfide, ha proposto di adottare un “principio di preferenza europea” negli appalti per i settori chiave, promuovendo la decarbonizzazione e l’innovazione
tecnologica. Inoltre, ha esortato l’Europa ad aumentare gli investimenti nella difesa, favorendo l’approvvigionamento interno di armi e attrezzature militari.
Sul fronte energetico Draghi chiede l’istituzione di un mercato unico per la determinazione dei prezzi dell’elettricità e del gas e una lotta alla speculazione finanziaria che a suo avviso danneggia la competitività dell’industria e la sicurezza dei consumatori. Al contempo, Draghi ha anche sottolineato la necessità di riscrivere le normative europee sulla concorrenza. Ha suggerito che le regole attuali, in alcuni casi, ostacolano la realizzazione degli obiettivi strategici dell’Unione. In settori come la difesa, le telecomunicazioni e le tecnologie emergenti, oggigiorno, si lascerebbe troppo spazio agli egoismi nazionalisti. In risposta a ciò, sul modello proposto alla Bce per il mercato bancario, Draghi propone un “consolidamento” delle risorse, superando l’idea che l’Europa possa continuare a funzionare come un insieme di 27 mercati distinti. Per facilitare la crescita di “campioni europei” in questi ambiti, ha chiesto che i controlli sulle fusioni industriali siano posticipati, permettendo di valutare le reali conseguenze sul mercato solo dopo la loro realizzazione.
Infine, Draghi ha richiamato l’attenzione sulla necessità di una politica economica esterna più incisiva. Ha esortato l’UE a sviluppare una strategia che rompa le dipendenze da materie prime critiche come il litio e le terre rare. Questo, ricorda EuNews, dovrà prevedere la realizzazione di accordi commerciali preferenziali e investimenti strategici con nazioni ricche di risorse, l’accumulo di scorte in settori chiave e la creazione di partnership industriali. Secondo Draghi, solo garantendo la sicurezza delle catene di approvvigionamento, l’Europa potrà mantenere la sua prosperità e consolidare la sua leadership economica a livello globale.