Il fondatore di Telegram, Pavel Durov, arrestato in Francia; Mark Zuckerberg attaccato dalla destra repubblicana Usa che ammette di aver concordato con l’amministrazione Biden la censura di contenuti sensibili sul Covid-19 negli anni scorsi; Elon Musk che sfida l’invito della magistratura brasiliana a rimuovere da X (già Twitter) dei contenuti diffamatori dell’ultradestra e vede la sua piattaforma oscurata per motivi di sicurezza dal governo di Lula; sempre X al centro di una dura critica nel Regno Unito per il contributo di messaggi problematici a sfondo razzista e di bufale diffuse sul social di Musk durante le proteste anti-migranti di inizio agosto; il governo di Keir Starmer accusato di censura per il giro di vite di denunce e condanne della Giustizia di Sua Maestà verso soggetti che hanno usato i social per promuovere presunti contenuti d’odio. Sono settimane caldissime sul fronte del braccio di ferro tra governi e Big Tech che gestiscono i social media.

Dal tema della libertà d’espressione a quello del controllo dei flussi dati che le principali piattaforme tecnologiche alimentano, il dilemma consta in un’ampia serie di problematiche economiche, sociali, financo geopolitiche. L’arresto di Durov, il caso Zuckerberg, la querelle britannica e il bando di X in Brasile sono esempi palesi del sottile filo che separa la sfera securitaria e il campo della libertà d’espressione e in cui, in tempi di crisi sistemica della fiducia nella democrazia nel mondo, le società avanzate si giocano un pezzo importante del loro futuro.

In quest’ottica, un livello di attenzione particolare va in questa fase riservata a X, in cui l’ascesa di Musk alla proprietà ha indotto una trasformazione della piattaforma da semplice social network a arena di scontro politico, il cui proprietario non fa mistero di avere una precisa agenda sul suo futuro: fare di X la terra di rifugio per pensatori di stampo libertario, conservatrore o di destra radicale in cui trovare scampo da una presunta censura che le sinistre globali e il “politicamente corretto” starebbero architettando. L’ex Ministro del Lavoro Usa Robert Reich sul Guardianha attaccato Musk definendolo “fuori controllo” e denunciando un presunto ruolo problematico di X: “Almeno otto volte negli ultimi 10 mesi, Musk ha profetizzato una futura guerra civile legata all’immigrazione. Quando si sono verificate rivolte di strada anti-immigrazione in tutta la Gran Bretagna, ha scritto : “la guerra civile è inevitabile”. Reich ha poi ricordato che “il commissario dell’Unione Europea Thierry Breton ha inviato a Musk una lettera aperta per ricordargli le leggi dell’UE contro l’amplificazione di contenuti dannosi “che promuovono l’odio, il disordine, l’incitamento alla violenza o certi casi di disinformazione” e per avvertirlo che l’UE “sarà estremamente vigile” nel proteggere “i cittadini dell’UE da gravi danni”.

Il board editoriale del Financial Times ha addirittura proposto azioni moderatrici per contenere la svolta di Musk e del suo social: “bloccare la crescita degli utenti e la fuga degli inserzionisti in X potrebbe mettere a repentaglio gli investimenti di coloro che hanno contribuito a finanziare la sua acquisizione. E ci sono alcuni segnali che il suo spostamento verso destra sta alienando alcuni probabili acquirenti di veicoli elettrici Tesla”. Prese di posizioni nette che mostrano l’ampiezza della posta in gioco in una fase in cui singole piattaforme hanno poteri comparabili a quello di interi Stati.