L’Italia sta attivamente cercando di garantire l’approvvigionamento di materie prime strategiche, in linea con la strategia europea volta ad aumentare l’autosufficienza. Con il Critical Raw Materials Act, l’obiettivo è sviluppare catene di approvvigionamento per risorse essenziali, fondamentali per la transizione energetica, l’industria delle tecnologie a impatto climatico neutro e la produzione di semiconduttori in Europa. Parte della strategia è anche promuovere il riciclo, con l’obiettivo di soddisfare almeno il 15% dei consumi da fonti riciclate entro il 2030.
Il 20 giugno, il governo Meloni ha presentato il Decreto Legge sulle Materie Prime Critiche. Questo decreto sancisce la collaborazione tra il Ministero delle Imprese e del Made in Italy, guidato da Adolfo Urso, e il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, diretto da Gilberto Pichetto Fratin. Il decreto mira a incentivare investimenti mirati al recupero di impianti minerari abbandonati, valutandone la profittabilità economica, le prospettive di riconversione e la bonifica da agenti inquinanti. I concessionari privati che partecipano al recupero dovranno versare royalties del 5-7% a Stato e Regioni coinvolte.
Questa iniziativa fa parte di un più ampio sforzo per consolidare la sicurezza delle risorse dell’Italia e ridurre la dipendenza dalle importazioni, favorendo al contempo lo sviluppo sostenibile e la tutela ambientale.
Entro maggio 2025 dovrà arrivare una bozza di aggiornamento delle miniere potenzialmente sfruttabili: “Se ne occuperà l’ISPRA, l’istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, a cui sono stati dati 3,5 milioni di euro per realizzare una mappa dei possibili giacimenti, la nuova carta mineraria dell’Italia. Grazie alla nuova carta potranno essere aggiornati e migliorati i censimenti fatti dall’ISPRA negli ultimi anni”, nota Il Post. Aggiungendo: “Risultano attive soltanto due miniere di fluorite (a Bracciano, in provincia di Roma, e a Silius, in Sardegna) e una ventina di feldspato tra Piemonte, Toscana, Lazio, Calabria e Sardegna. C’è poi un giacimento di titanio in Liguria, uno di cobalto in Piemonte e uno di litio in Lazio. Negli ultimi anni sono stati dati permessi per cercare zinco, cobalto, titanio e nichel in particolare sull’arco alpino”. Dalla profittabilità di tali ricerche capiremo se l’Italia ha un futuro anche nel campo degli approvvigionamenti.