Un prelievo annuo del 2% sui conti dei 3mila miliardari del pianeta? Il G20 a guida brasiliana ci pensa al fine di spezzare il circolo vizioso delle disuguaglianze sempre maggiori. E la notizia non è tanto che il proponente sia il presidente Lula, da sempre in prima linea nella lotta alle disuguaglianze economiche a livello Nord-Sud del mondo, quanto piuttosto che, con poca enfasi nei principali media internazionali, i Paesi più ricchi del pianeta non chiudano alla proposta.

Lula presenterà la tassa globale sui miliardari come un avanzamento della Global Minimum Tax promossa dal G20 lo scorso anno in Indonesia e ha messo a lavorare sul dossier, come consulente della presidenza brasiliana, l’economista francese Gabriel Zucman. Docente a Berkeley e a Parigi, direttore dell’Osservatorio Fiscale dell’Ue e tra i massimi studiosi al mondo di economia delle disuguaglianze Zucman ha ottenuto da Lula un prestigioso ruolo da consulente. E a febbraio ha, apertamente, presentato la sua agenda. Che oggi, ha ricordato il Financial Times, sta lavorando per mettere ai primi punti dell’agenda.

Nota il Ft che nella proposta di Zucman e Lula “l’obiettivo è quello di eliminare la massa di strutture giuridiche che consentono ai super-ricchi di ridurre al minimo il reddito imponibile secondo i codici nazionali, presupponendo che queste non dovrebbero dar luogo a un’imposta sul reddito inferiore al 2% del loro patrimonio netto. Eventuali imposte sul reddito e sul patrimonio effettivamente pagate verrebbero detratte”. La mossa dovrebbe coniugarsi a un accordo congiunto per contrastare l’evasione e l’elusione fiscale che nella sola Europa, ha stimato il think tank di Zucman, potrebbe garantire fino a 40 miliardi di euro di extra-gettito annuo. Oltre al Brasile, la mossa è stata sostenuta in seno al G20 da Germania, Francia, Spagna e Sudafrica, mentre negli Usa le politiche di Joe Biden stanno già aprendo a un ridimensionamento dell’elusione fiscale da parte dei miliardari.

Zucman, dialogando con la comunicazione del G20 brasiliano, di recente ha ricordato che “la concorrenza fiscale internazionale non è una legge di natura. È una scelta politica. Possiamo scegliere di tollerarla, ma possiamo scegliere di contenerla, optando per il coordinamento piuttosto che per la concorrenza. E questa è una fonte molto importante di ottimismo”, ha sottolineato l’economista. Che porterà il tema delle disuguaglianze globali al centro della prossima riunione dei grandi della Terra