La transizione green è a rischio per gli approvvigionamenti di materie prime strategiche? Questo l’allarme dell’Agenzia Internazionale dell’Energia che ha analizzato il rischio sistemico della filiera di sei materiali strategici per questi processi. Analizzando i problemi della filiera sul fronte industriale, ambientale e geopolitico. Per ogni materiale è indicato un livello di rischio di blocco delle filiere e di condizionamento del mercato.
Per cobalto, rame e terre rare l’Iea stima che ci siano medi rischi di approvvigionamenti, alti nel caso del litio. I rischi geopolitici condizionano, invece, la filiera del cobalto, della grafite, che ha rischi di approvvigionamenti più bassi, del nichel, come si vede in Nuova Caledonia, e, fatto noto da tempo, delle terre rare. Queste ultime assieme a litio e grafite mostrano una potenziale minore flessibilità a shock improvvisi nelle forniture, mentre per cobalto, grafite e nichel il rischio climatico rischia di diventare, in futuro, un problema.
Sott’occhio, in particolare, secondo l’analisi dell’Iea anche il fattore della concentrazione dei materiali in una rosa ristretta di produttori: “Nel caso dei materiali raffinati, la quota dei tre principali paesi produttori è aumentata dal 2020, ad eccezione del litio. Questa tendenza è più pronunciata per il nichel e il cobalto, dove l’ascesa dell’Indonesia ha aumentato significativamente il livello di concentrazione dell’offerta. Tra il 2020 e il 2023, la quota dell’Indonesia nella produzione di nichel estratto è aumentata dal 34% al 52% e la quota di nichel raffinato è aumentata dal 23% al 37%”, nota l’Iea, aggiungendo: “il tasso di crescita della domanda di minerali critici è rimasto robusto nel 2023, con la domanda di litio in aumento del 30% e la domanda di nichel, cobalto e grafite in espansione dell’8-10%”. Le pressioni di filiera saranno, dunque, sempre più profonde. E le crisi geopolitiche nei Paesi produttori da guardare con sempre maggiore attenzione.