Dati interessanti quelli pubblicati da diverse agenzie internazionali: nonostante crisi geopolitiche, dinamiche energetiche e pulsioni competitive, il commercio globale è in crescita. Gli enti internazionali prevedono un significativo incremento del commercio mondiale quest’anno, che dovrebbe più che raddoppiare. Questo è principalmente dovuto al rallentamento dell’inflazione e all’espansione economica degli Stati Uniti, che stimola l’attività globale.

Il rallentamento nel 2023 causato dall’aumento dei prezzi, dall’incremento dei tassi di interesse e dallo stallo della domanda è dato per riassorbito. Nel suo ultimo World Economic Outlook, il FMI ha previsto che la crescita del volume del commercio mondiale raggiungerà il 3% nel 2024. L’Organizzazione Mondiale del Commercio, che non fornisce previsioni per il commercio di servizi, prevede che il commercio di beni aumenterà del 2,6% nel 2024, dopo una diminuzione dell’1,2% l’anno scorso. L’Ocse prevede che il commercio mondiale di beni e servizi crescerà del 2,3% quest’anno e del 3,3% nel 2025, un netto miglioramento rispetto all’incremento di solo l’1% registrato l’anno scorso.

Questi dati possono aprire a prospettive favorevoli per Paesi esportatori come l’Italia e la Germania. Berlino spera che le esportazioni aiutino a far riprendere la corsa della sua economia, l’Italia sta sperimentando una primavera delle

esportazioni che in dieci anni ha portato a una crescita del 70% del totale, a 626 miliardi di euro secondo i dati Sace. E essendo le due filiere profondamente integrate, la crescita dell’export tedesco a inizio 2024 può aiutare l’Italia: “le esportazioni tedesche sono aumentate più rapidamente del previsto a marzo, aumentando dello 0,9% rispetto al mese precedente, contribuendo ad una crescita su base trimestrale del 3,2%. Anche le importazioni nella più grande economia europea sono aumentate dello 0,3% a marzo e dell’1,7% nel primo trimestre”, ricorda il Financial Times.

In quest’ottica Berlino avrà però necessità di ristrutturare maggiormente le sue catene del valore sulla scia delle tensioni geopolitiche globali e dei cambi di paradigma dettati da dinamiche come le sanzioni internazionali sulla tecnologia, le nuove rotte delle materie prime e dell’energia, la fine della stagione delle delocalizzazioni massicce. Ne è un esempio un dato: Berlino ha visto gli Usa sorpassare la Cina come suo primo partner commerciale nel trimestre gennaio-marzo. Secondo i calcoli CNBC, il commercio sino-tedesco è a 60 miliardi di dollari contro i 68 del rapporto Germania-Usa. Un dato che segnala come più commercio globale non voglia dire più globalizzazione.