Potrebbe il Nord Italia, con Milano al suo centro, diventare la “capitale” europea della produzione di chip? Questo scenario potrebbe avvicinarsi alla realtà se l’azienda di Singapore, Silicon Box, che ha annunciato un investimento di 3,2 miliardi di euro in Italia, decidesse di stabilire il suo nuovo impianto di produzione di chiplet a Novara, contribuendo così all’espansione dell’industria microelettronica italiana.
Se Silicon Box scegliesse Novara, il fulcro dell’impegno italiano nel settore globale della produzione di microchip si consoliderebbe lungo le direttrici del capoluogo lombardo, contribuendo alla creazione di una “Chip Valley” incentrata su una catena del valore integrata. L’obiettivo non è raggiungere l’autosufficienza, un traguardo difficile da raggiungere a livello italiano e comunitario, ma piuttosto creare un ecosistema industriale virtuoso e scalabile, valorizzando una filiera che in Italia sta diventando sempre più solida.
L’Italia intende partecipare attivamente in un mercato in cui i chip di memoria stanno diventando fondamentali per promuovere la rivoluzione dell’intelligenza artificiale. La microelettronica sta facilitando l’evoluzione di processi che vanno dal data mining all’internet delle cose (IoT), valorizzando la digitalizzazione degli oggetti di uso quotidiano, dei macchinari industriali, degli asset pubblici, delle infrastrutture, dei veicoli civili e degli strumenti militari.
Tutto diventa una “piattaforma” in cui i dati sono il fattore chiave nella creazione di valore aggiunto, nel controllo dei processi produttivi e di servizio, nell’integrazione e nella manutenzione della sicurezza di ciò che sostiene le nostre società. I chip sono le fondamenta di questa piattaforma. Nel dicembre 2023, il governo Meloni ha stanziato 3,3 miliardi di euro per sostenere l’industria dei semiconduttori fino al 2030. Questa industria, ricordiamolo, è strategica per molte filiere cruciali per la manifattura nazionale: l’automotive, soprattutto in un contesto di transizione elettrica, i macchinari di precisione, sempre più integrati con l’internet delle cose, la meccatronica e l’elettrotecnica.
L’Italia sta costruendo la sua “Chip Valley” in un triangolo attorno a Milano che ha due vertici già attivi: Agrate Brianza, sede dei siti italiani di StMicroelectronics, che produce wafer e chip utili a diversi settori industriali, e Cernusco Lombardone, dove opera Technoprobe, leader globale delle schede di verifica dei chip (probe card). A questi potrebbe aggiungersi Novara, dove Silicon Box intende produrre i chiplet, frammenti di processore che si integrano in chip più complessi.
Questa dinamicità si aggiunge all’emergere del tema della costruzione di filiere europee attraverso la strutturazione dell’Alleanza delle Regioni Europee per i Semiconduttori (Esra), presieduta dalla Bassa Sassonia e con il Piemonte come vicepresidente. I semiconduttori sono inoltre al centro della Cabina economica del Nord-Ovest, che vede come alleati gli Assessorati allo Sviluppo Economico di Piemonte, Lombardia e Liguria. Le sfide principali da superare sono quelle relative alla formazione di personale adeguato, un tema di particolare importanza oggi. Su questo fronte, l’alleanza tra istituzioni e
territori può fornire un contributo significativo. E Brescia, con la sua solida base universitaria e industriale, potrebbe diventare un laboratorio territoriale.