L’intensificarsi della crisi di bilancio della Germania, dopo che la Corte Costituzionale ha colpito il governo di Olaf Scholz pungendolo sul vivo sui “buchi” di bilancio coperti da trucchi contabili degli anni precedenti sta colpendo la principale economia europea là dove la fa più male: la sua reputazione di guida affidabile per l’industria europea. Una sentenza della Corte costituzionale della scorsa settimana sta già costringendo i leader tedeschi a rivalutare le modalità di finanziamento dei sussidi per l’energia, l’industria e i microchip, minando potenzialmente i piani ambiziosi per rilanciare l’economia stagnante della Germania e accelerare la transizione verde. La corte ha stabilito che il piano del governo di riutilizzare 60 miliardi di euro rimasti da un fondo di emergenza COVID-19 per finanziare l’agenda verde e digitale del paese era incostituzionale. Oltre a creare un buco di 60 miliardi di euro nei piani di spesa del governo per il 2024, la sentenza della Corte costituzionale solleva questioni più ampie sugli aiuti ai grandi progetti industriali che avrebbero dovuto essere sostenuti con denaro pubblico.
Per una provincia come quella di Brescia questa è indubbiamente una notizia saliente. Due imprese su tre del nostro territorio esportano in Germania e già nel secondo trimestre l’export metalmeccanico della provincia di Brescia si era contratto del 30%. Ma un dato positivo viene dal fatto che nella crisi industriale tedesca si segnala la controtendenza dell’auto. Tra i quattro maggiori mercati europei di autovetture, nonostante i venti recessivi la Germania cresce del 5% in un trend che vede le immatricolazioni a ottobre salire del 15% anno su anno in Europa, una percentuale paragonabile a quella registrata dopo la fine dell’estate. I marchi tedeschi sono leader di mercato nei Paesi dove le immatricolazioni volano: Francia (+21,9%), Italia (+20%) e Spagna (+18,1%) hanno registrato forti aumenti, lasciando presagire anche commesse per le industrie della subfornitura. Volkswagen (25% del mercato europeo), Daimler-Benz (8%), Opel (7%) e BMW (6%) assommano quasi la metà del mercato europeo, lasciando pensare a spinte positive per l’export di Brescia in un trend generalmente ribassista per la Germania.